sabato 14 gennaio 2012

l' asino raglia


Inauguro con questo post la nostra rubrica "L'asino raglia" fatta di: recensioni, opinioni, critica, discussioni.

Più e più volte nel corso della mia vita ho cercato, evidentemente in malo modo, di spiegare cosa penso di (quasi)tutto ciò che oggi viene considerato Arte: con la A maiuscola, perché rientra nei cataloghi o compare nei musei di tutto rispetto. Ho cercato di far capire ai miei interlocutori che la mia, personalissima, visione romantica dell’arte che vive per l’arte, lontana dai meccanismi del mercato, è ormai spesso smentita da un’ Arte che, invece, è solo un ottimo prodotto commerciale, rispondente alle leggi di mercato e pubblicizzata da un ottimo marketing, parimenti ad una saponetta. Per fortuna, adesso, dopo aver alimentato spesso e volentieri discussioni senza fine, ho scoperto che qualcuno, più dotato di me in fatto di esplicazioni e, soprattutto, più titolato, ha scritto un articolo pubblicato su ArteSera n°10 NOVEMBRE/DICEMBRE 2011 che condivido e che pubblico, in parte, qui per voi, dopo averlo fotocopiato a misura di portafoglio (per il futuro, non si sa mai):




“LE PAROLE DELL'ARTE
Testo di Lea Mattarella*

Credo che il critico dovrebbe essere entrambe le cose che mi suggerisce la domanda: una figura che cerca e capisce gli artisti, certo, ma anche uno che traduce l'opera in forma verbale, seguendo quella vocazione che Marc Fumaroli considera fondamentale nell’azione del critico e dello storico dell’arte, cioè di mediare tra l’ arte e il mondo. Quello che non dovrebbe fare è diventare cassa di risonanza del mercato, senza giudizio né capacità di scelta. Fumaroli denuncia come oggi la speculazione sia diventata ben più importante della critica.
Questo è terribile e bisogna interrogarsi sul perché è successo, cioé riflettere sul futuro di una disciplina che rischia una reale crisi. Penso che un po’ sia colpa di compratori (perché non li definirei neanche collezionisti) che “si muovono come sardine in branco”, come dice Robert Huges e non hanno alcuna curiosità di capire. Vogliono solo l’opera che faccia status, con l’equazione pericolosissima: costa tanto quindi vale tanto. Ma un po’ è anche responsabilità di una critica autoreferenziale che non ha l’umiltà, ma anche la forza di un’identità sicura, di parlare chiaro. (…)

* Lea Mattarella vive a Roma, insegna storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Napoli, è critico d’arte del quotidiano La Repubblica.

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