martedì 31 gennaio 2012

san salvation: giunone couture

Luogo: San Salvario



Ah! Che bello!Anche in queste giornate di freddo polare posso pensare a qualcosa che mi scaldi il cuore. Voi direte: a che cosa?! Semplice: al fatto che non lontano da casa mia, in San Salvario, esista ancora qualcuno che fa qualcosa con amorevole perizia artigianale. 



Mi immagino Cinzia Debiase indaffarata, al calduccio nel suo atelier, intenta a disegnare e cucire un abito bellissimo pensando ad un'occasione speciale per qualche sua cliente. Non un abito uguale a tanti altri, no, un abito unico, costruito e studiato dalla A alla Z, pensato, immaginato, amato e poi realizzato con tessuti pregiati, per lo più tessuti da uomo biellesi. E dirò, questa peculiarità si legge fra le pieghe delle sue creazioni: pur realizzando abiti anche molto femminili, in effetti il lavoro di Giunone Couture lo vedo bene indosso ad una donna dal carattere deciso, cultrice del taglio maschile, ma attenta ai particolari femminili, contemporanea, affermata, amante delle linee semplici, ma non per questo scontate, come dire, una donna tosta che, con indosso un abito dal sottogonna di tulle, nell’arco della stessa giornata potrebbe recarsi in comune, per dire il fatidico sì o cambiare idea all’ultimo minuto e recarsi a un concerto, rock, con gli anfibi ed un giro di perle chic!





dentro il barattolo: la tazzina blu

Nome: Camilla
Luogo: Padova

Camilla segue con passione le tendenze del design e dell’interior design, setacciando riviste specializzate italiane e straniere, web, mercatini. Sul suo blog, la tazzina blu, seleziona e raccoglie le soluzioni di arredo che più le piacciono, gli oggetti di design, fotografie di interni, annota designer, fotografi, prodotti, con una predilezione per gli stili nordico e nipponico. Traduce le immagini in osservazioni compositive e suggerimenti semplici, pratici. Studia i dettagli e gli accostamenti di colore degli spazi e degli arredi, e li elabora in palette di toni e sfumature. Ricompone un mondo di colori, concreto e leggero, con una grafica precisa e spiritosa, e ci regala un ricchissimo contenitore di spunti, suggestioni e riferimenti.


dentro il barattolo BIS

Mi sto appassionando all'idea di scrivere su un blog...soprattutto perché riceviamo le risposte (per ora positive) di coloro i quali finiscono dentro il barattolo: evviva! Questo fa sembrare meno vano il lavoro fatto e dà l'idea che ci siano davvero degli interlocutori!
Ho ricevuto una mail di Fabrizio Dusi e son contenta di mostrarvi alcuni suoi lavori recenti.






venerdì 27 gennaio 2012

dentro il barattolo: Fabrizio Dusi

Luogo: Milano


Tra le tante cose che mi piacciono e che ho sperimentato nella mia vita c'è anche la ceramica. In questo campo, devo essere sincera, trovo che l'Italia spesso sia un po' troppo legata alle tradizioni, relegando questo materiale interessantissimo ad un uso che non sempre gli fa onore (e penso ai tanti souvenir, spesso anche belli, ma troppo spesso uguali a se stessi). Diciamo che all'estero la cultura della ceramica va oltre al piatto con vista mare da appendere al muro (che, per carità, ha sempre il suo valore, soprattutto come regalo per la nonna) ed anche le sperimentazioni più audaci vengono seguite da un pubblico, anche istituzionale,  molto ampio (un esempio per tutti lo trovate qui). 
Per fortuna non è sempre così, anche in Italia l'interesse per  gli artisti/artigiani che vanno oltre un uso consueto di questo materiale sta crescendo e ne sono una dimostrazione le Officine Saffi, da noi recensite. Si spera che questo interesse cresca, dando la possibilità ad artisti come  Fabrizio Dusi di farsi conoscere e continuare a produrre.


Questo pittore, scultore, ceramista, fa un uso pop della ceramica per creare installazioni ed oggetti d'uso che indagano la comunicazione/non comunicazione dell'uomo contemporaneo, il suo essere uno tra tanti in una metropolitana affollata e lo fa con un mezzo antico, l'argilla, ma in modo del tutto contemporaneo.
Ed io lo apprezzo per questo suo modo di rendere attuale e caratterizzata la ceramica italiana.

san salvation: mnmur

Nome: mnmur
Luogo: San Salvario



Qualche anno fa diedi una mano nell'organizzazione di paratissima (per chi non è di san salvario consiglio di vedere qui) e aiutai un ragazzo a cercare il posto migliore per le sue creazioni: portafogli fatti a mano con le camere d'aria delle biciclette. Mi piacquero perché avevano una linea di design unita ad una notevole cura artigianale. Adesso quel ragazzo, insieme alla sua socia, ha aperto un laboratorio molto carino in piena San Salvario: mnmur.
Con loro inauguriamo l'etichetta "la gallina ha fatto l'uovo" ovvero: quando gli artisti/artigiani/designers si presentano da sé!


Marco Giambra e Laura Comino, rispettivamente 31 e 30 anni, viviamo e diamo vita al progetto mnmur a Torino. Il percorso di studi è diverso per entrambi, Marco laureato in Grafica e Web Design, Laura in Storia dell'Arte.
mnmur ha tre anni di vita, inizia come gioco e cresce nelle ore libere dal lavoro. Dopo un pò di tempo si mostra al pubblico, trova incoraggiamento e nel giro di poco tempo diventa un’attività a tempo pieno. 
mnmur è una piccola casa di produzione di borse, portafogli, cinture e quant'altro realizzati attraverso il recupero, il taglio e la cucitura di un inconsueto materiale di scarto, le camera d'aria delle biciclette. 
Per realizzare i nostri oggetti partiamo dalle nostre esigenze e da quello che ci piace, mnmur riflette infatti la nostra immagine di stile, le nostre idee. Ricerchiamo la semplicità geometrica nelle linee e nelle forme, sfruttando al meglio le proprietà e le caratteristiche tecniche del materiale. I prodotti sono creati seguendo l'idea di semplicità e praticità: una borsa deve essere elegante quanto resistente. Uniamo l’estetica quanto la funzionalità.
Tutti i nostri prodotti sono realizzati artigianalmente, cuciti, alcuni  anche ricamati con motivi sempre diversi per decorare e per dare un tocco di colore. Un numero seriale rende ciascun pezzo unico.
Nome: mnmur è una parola di fantasia, assonanza con il termine minimal, caratteristica dei nostri prodotti. Si pronuncia "minimur" ma si scrive mnmur per dare un effetto grafico, un gioco con le lettere del nome.


p.s. un mio amico mi aveva riferito che mnmur stava per "mon amour": scopro adesso che non è vero...ma chissà...magari l'idea piace anche a Marco e Laura!

martedì 24 gennaio 2012

dentro il barattolo: pilli pilli

Luogo: Rovereto


Credo che uno straniero che ha deciso di vivere in Italia contribuisca in modo considerevole, nel suo piccolo, ad arricchirne la cultura. Un caso, a tal proposito, è quello di Katrien, in arte pilli pilli: una ragazza belga che vive e lavora a Rovereto. Ho scoperto il suo blog e mi piace perché parla di cose "semplici" che trasmettono un senso di pace e serenità, lo stesso che si ritrova nelle sue piccole creazioni e che lei stessa descrive: 
Of wool and felt and fabric

and all those little things
and treasures
that give flavour
to the life of every day...
 Di lana e feltro e stoffa
e tutte quelle piccole cose
e tesori
che danno sapore
alla vita di ogni giorno... 








l'asino raglia

Ho iniziato a leggere un libro scritto da un francese appassionato di storia dell'arte italiana. Il francese in questione è Édouard Pommier, ispettore generale onorario dei musei di Francia e studioso affermato di storia delle teorie e delle istituzioni artistiche. 
Il titolo del libro,  L'invenzione dell'arte nell'Italia del Rinascimento, svela il perché io abbia voglia di pubblicarne un passo, visto l'interesse del barattolo di neve di contenere tutto ciò che aiuti a comprendere un pochino di più la cultura italiana.
«[...] le istituzioni, come il museo o l'accademia, sono dei prolungamenti, considerati, a seconda del momento storico, naturali o perversi, dell'opera d'arte.  Il dispiegarsi di questa processione è diventato ormai comunissimo nell'arte europea. La storia dell'arte ha oltrepassato le frontiere italiane intorno al 1600, per introdursi inizialmente nei Paesi Bassi, prima di diventare un fenomeno europeo e di proliferare nel corso del XIX secolo. La dignità, conquistata dall'artista nell'Italia del Rinascimento, si è imposta ovunque come modello da seguire. [...] La storia dell'arte e il corteo che la circonda sono dunque un'invenzione italiana, così come "l'arte moderna" come la definisce Cennino Cennini nei primissimi anni del XV secolo. [...] In quest'esaltazione dell'arte da parte dell'arte mancano ancora soltanto la critica d'arte e le mostre temporanee, la cui esistenza è implicitamente contenuta negli statuti dell'istituzione accademica di cui Firenze propone il modello fin dal 1563».
É. Pommier, L'invenzione dell'arte nell'Italia del Rinascimento, Einaudi editore, Torino 2007, introduzione, p. XXI
Insomma un po' come dire che gli italiani son sempre stati bravi a far partire la festa, a crear fumo intorno all'arrosto, a riunir gente per le processioni....e poi?! Si son fatti rubare tutto?o son riusciti a tener la festa in casa? La storia dell'arte ed il corteo che la circonda sono ancora un fatto proprio della nostra cultura?! 
E gli artisti, per citare ancora Pommier, sono ancora "tra i numi tutelari che popolano l'immaginario italiano"?

lunedì 23 gennaio 2012

dentro il barattolo: Officine Saffi

Nome: Officine Saffi
Luogo: Milano

È stato inaugurato da pochi mesi a Milano uno spazio unicamente dedicato alla ceramica, il primo in Italia, volto all’esposizione, alla produzione e alla diffusione dell’arte e del design legati a questo materiale.
Officine Saffi è al tempo stesso galleria espositiva, laboratorio (attrezzato con tornio, trafila e forno ad alte temperature), e redazione della rivista “La Ceramica in Italia e nel Mondo”. Si occupa della promozione del sapere e del saper fare che questa disciplina richiede.

Uno spazio polifunzionale, nato dalla passione delle titolari, diretto a diffondere le conoscenze basilari di quest’arte, a mostrare tutte le tecniche, le lavorazioni, i tipi di cottura e decorazione e, come precisa la curatrice Laura Borghi, a trasmetterne la professionalità e lo spirito, attraverso mostre, workshop, incontri con gli artisti, disposti a svelare il proprio lavoro, in uno scambio tecnico e umano.

Trova sede nel cortile di un palazzo inizio Novecento, in uno spazio da sempre utilizzato per attività manuali: in origine vi si trovava una tipografia e da ultimo un’officina. Ristrutturato, è un luogo arioso, leggero e materico al contempo, con ampie vetrate verso il cortile e un lucernario che regalano luce naturale per il lavoro e l’esposizione. Lo spazio è allestito con materiali e volumi semplici e funzionali.



La mostra ora in corso, Tea for two, racconta il rito del tè attraverso i lavori di artisti italiani e internazionali, chiamati a esprimere la propria arte nella presentazione del classico servizio da tè: teiera e due tazzine.
Questi alcuni dei lavori che trovo più interessanti.


Londra
Riproduce attrezzi e arnesi da cucina dal sapore antico utilizzando la tecnica del paperclay, che con l’aggiunta di ossidi conferisce alla materia una superficie corrosa, come a ricreare la patina del tempo: il fascino antico degli oggetti.


Carol Farrow, T42



Gargnano, Brescia
Tuffatori, saltatori, arrampicati su alte colonne, figure tondeggianti, dai costumi colorati, la bocca spalancata, le braccia tese. Omini in equilibrio, sull’orlo, sospesi. Slancio, verso la vita, e insieme stupore...
Qui un tuffatore diventa teiera, il cui coperchio disegna un’altra figurina colorata.

Mariano Fuga, Tuffatore fischiante



 
Mariano Fuga, Colonne


Milano

In un brano da un suo testo, il senso della sua ricerca, del suo percorso. Della vita

«Ho la sensazione che la comunicazione diretta fra gli esseri umani sia sempre più stentata, svuotata, a vantaggio di quella stereotipata e invasiva che viaggia sui media. Se dobbiamo raccontarci le esperienze, tendiamo a farlo in modo indiretto, scegliendo argomenti e registri neutri. La curiosità verso gli altri scade nel pettegolezzo. Il nostro interlocutore viene ridotto a spettatore di un racconto narcisistico. Forse è anche per questo che i miei personaggi sono esseri nati per vivere in coppia, in famiglia, in comunità; per incontrare gli altri, per avvicinarsi in modo reale, per raccontare la propria storia e aprirsi a uno scambio spirituale».


Guido De Zan, Teiera di porcellana e lastra



e ancora

Hennie Meyer, Teapot with green lines (Sud Africa)




Kohei Hahn, Teiera e due tazze con gambe (Germania)


Sun Kim, Teapot with two caps (Regno Unito)

domenica 22 gennaio 2012

dentro il barattolo: Jimmy Rivoltella

Nome:Jimmy Rivoltella
Luogo: Torino




Una delle cose che, da sempre, mi incanta è la tecnica del collage: mi piace quella sensazione di “storia sospesa” tipica di questa tecnica che, fondamentalmente, raccoglie pezzetti di vita e materiali, anche molto lontani fra loro, per poi riassemblarli e farli vivere in una storia nuova, inedita. Il talento di chi fa un buon collage, secondo me, sta nel saper scrivere per immagini. 


Beh! Qualche mese fa ho avuto la fortuna di vedere le opere di qualcuno che non solo ha saputo scrivere, ma ha addirittura composto piccole poesie. Jimmy Rivoltella è il nome di questo artista: fa collages di svariate dimensioni, ma quelli che in assoluto preferisco sono quadrati, piccoli piccoli e mi piacciono perché in quello spazio, che si è costretti a osservare da vicino, racchiudono tutto un mondo: fragile, crudo e crudele, passato, ma al contempo proteso al futuro; raccontano di guerra, amore, fanciullezza, scienza, umanità, tante piccole storie che mi incuriosiscono.


...e la mia mente vaga nel chiedersi cosa può esser successo un secondo prima ed un secondo dopo a quell’attimo di poesia ormai cristallizzato.




…e mi viene anche un po’ di magone nostalgico, per capirci: lo stesso che sovviene quando, inaspettatamente, ci si ritrova fra le mani una foto di se stessi, bambini.

venerdì 20 gennaio 2012

san salvation: Casa del Quartiere





Farei coincidere il cuore di San Salvario con la Casa del Quartiere: un tempo bagni pubblici oggi luogo dedicato a tutti i cittadini. In esso si svolgono tantissime attività e trovano finalmente sede associazioni artistico/culturali/sociali. Ciascun cittadino può fare richiesta per l'utilizzo dei locali se ha un progetto da realizzare. Per le famiglie con bambini è l’ideale perché è presente un bel cortile attrezzato con giochi e sedie a misura di grandi e piccini. Sono presenti anche una caffetteria ed una cucina laboratorio, i Bagni Municipali. Nell'arco di pochissimo tempo questo luogo è diventato punto d'incontro ideale a qualsiasi ora del giorno.



Ne parlo perché penso sia un buon esempio italiano di progetto pubblico dedicato davvero ai cittadini, in risposta alle loro esigenze ed in rispetto alle caratteristiche del quartiere. Evviva!





E se vi appassiona la storia di San Salvario ho scoperto un blog molto interessante, Sun Salvario Views, dategli un'occhiata!



mercoledì 18 gennaio 2012

san salvation: Buongiorno!

Buongiorno!



Quest’oggi inaugurerò la rubrica San Salvation, narrandovi la storia di un quartiere: nella città di Torino esiste da sempre un quartiere dai tratti particolari, un rettangolo sbilenco chiuso fra l’asse della stazione di Porta Nuova ed il fiume Po, nel tratto che costeggia i giardini secolari del Valentino. Fino a qualche anno fa il quartiere di San Salvario era, nell’immaginario dei più, un luogo off limits: le leggende metropolitane raccomandavano, a me ragazzina, di stare attenta e di non andarci mai da sola. Le strade invase da mala gente, spacciatori, prostitute. Nella vita di pochi fortunati San Salvario, già molti anni fa, era un quartiere come tutti gli altri, forse con qualche “sfumatura” in più: vecchie ricche signore a spasso con i cani, case bellissime alternate a palazzi decadenti, botteghe artigiane ed erboristerie sparse dappertutto ne facevano, insieme a tutto il resto, un quartiere da vivere ed amare.
Adesso San Salvario è “diventato di moda” ospitando  attività di ogni genere che, fra una prostituta ed uno spacciatore,nascono a dir poco come funghi, ogni settimana vedono la luce una nuova bottega artigiana, un locale trendy, uno studio professionale. Allora, giacché di cultura si vuole parlare, ho pensato potesse essere interessante seguire le vicende di un quartiere: San Salvario come campione/esempio di un’Italia che, nonostante la crisi, cresce e si sviluppa. Sarà positivo che un quartiere si sviluppi seguendo una moda che, in quanto tale, sarà sicuramente passeggera? Le nuove attività soffocheranno o daranno nuova luce a chi nel quartiere lavora da tempo? Ed il fenomeno è seguito, ed in qualche modo aiutato, dalle Istituzioni? E quali sono le caratteristiche e le qualità di chi si stanzia qui con un sogno?

Tutte domande aperte.



Intanto, per farvi un’idea, soprattutto se non siete di Torino, vi consiglio di dare un’occhiata qui : è il sito del quartiere e già questo la dice lunga sulla vitalità di San Salvario, quanti altri quartieri hanno dei siti così dettagliati?! 

lunedì 16 gennaio 2012

l'asino raglia

Un pastore nomade attraversa la steppa mongola con il suo cavallo, all’orizzonte si staglia un immenso guscio, futuristico nell’arido paesaggio. L’uomo e il cavallo si avvicinano, percorrono il profilo esterno in scaglie metalliche, e poi, dubbiosi, esplorano l’interno: saranno resti perfettamente conservati del passato o, al contrario, un annuncio del futuro? Il guscio rivela il proprio interno, un ventre latteo, bianco puro, inondato di luce, ramificato in arterie, attraversato da percorsi aerei.
La tecnica si confronta con la natura.
Le immagini sono accompagnate da sonorità contrastanti, naturali e artificiali, antiche e moderne.




Questo il video di presentazione del museo (progetto dello studio MAD) della città di nuova pianificazione di Ordos, Cina.
L’architettura come segno. Come scultura. Come creazione organica.
Celebrazione estetica. Oggetto da pubblicizzare/consumare.

Marco del Corona su la Lettura del Corriere della Sera (n.8, 8 gennaio 2012) documenta la tendenza cinese alla creazione di musei, privi di collezioni e di istituzione. Non come risposta a necessità sociali e culturali, ma come prestigiosi fulcri edilizi ed economici della forma urbana e della pianificazione delle nuove città. (sono le gallerie a occupare la scena artistica del paese).
Musei vuoti. Contenitori vuoti.

che sia davvero la fine del museo?
stiamo transitando dai musei dell’iperconsumo ad un altro non luogo, ad un museo-contenitore di tutto tranne che di se stesso?

dentro il barattolo: Mafalda Laezza

LUOGO: Napoli



Il bello del web è che ti porta a risultati inaspettati: è il caso del mio “incontro” con Mafalda Laezza, trovata per caso cliccando sulla sua icona in un sito che, almeno all'apparenza, non c'entrava nulla, né con me né con lei. Mafalda mi piace perché  rende tangibili i suoi disegni, trasformandoli in oggetti da indossare, usare, portare sempre con sé. Il suo mondo è colorato, abitato da personaggi curiosi che rallegrano anche le giornate più tristi: non per niente pinkrain è il nome che ha scelto per il suo blog, che vi consiglio di sbirciare! 









    

domenica 15 gennaio 2012

dentro il barattolo: Andrea Guerzoni

LUOGO: Torino



Una delle cose che mi ha sempre istintivamente attratta è l'arte che si avvicina, anche un po' confondendosi, con l'illustrazione per bambini. Un esempio di ciò che mi piace è dato dalle opere di Andrea Guerzoni, sia che si tratti dei suoi piccoli disegni nero china su bianco, con qualche raro accenno di colore, sia che si tratti delle sue tele colorate. Mi piace quell'apparente aria ingenua subito smentita da un aforisma o da un rimando colto che fanno delle sue opere piccoli teatrini in veste fanciullesca di un mondo adulto dal sorriso dolce/amaro.




sabato 14 gennaio 2012

l' asino raglia


Inauguro con questo post la nostra rubrica "L'asino raglia" fatta di: recensioni, opinioni, critica, discussioni.

Più e più volte nel corso della mia vita ho cercato, evidentemente in malo modo, di spiegare cosa penso di (quasi)tutto ciò che oggi viene considerato Arte: con la A maiuscola, perché rientra nei cataloghi o compare nei musei di tutto rispetto. Ho cercato di far capire ai miei interlocutori che la mia, personalissima, visione romantica dell’arte che vive per l’arte, lontana dai meccanismi del mercato, è ormai spesso smentita da un’ Arte che, invece, è solo un ottimo prodotto commerciale, rispondente alle leggi di mercato e pubblicizzata da un ottimo marketing, parimenti ad una saponetta. Per fortuna, adesso, dopo aver alimentato spesso e volentieri discussioni senza fine, ho scoperto che qualcuno, più dotato di me in fatto di esplicazioni e, soprattutto, più titolato, ha scritto un articolo pubblicato su ArteSera n°10 NOVEMBRE/DICEMBRE 2011 che condivido e che pubblico, in parte, qui per voi, dopo averlo fotocopiato a misura di portafoglio (per il futuro, non si sa mai):




“LE PAROLE DELL'ARTE
Testo di Lea Mattarella*

Credo che il critico dovrebbe essere entrambe le cose che mi suggerisce la domanda: una figura che cerca e capisce gli artisti, certo, ma anche uno che traduce l'opera in forma verbale, seguendo quella vocazione che Marc Fumaroli considera fondamentale nell’azione del critico e dello storico dell’arte, cioè di mediare tra l’ arte e il mondo. Quello che non dovrebbe fare è diventare cassa di risonanza del mercato, senza giudizio né capacità di scelta. Fumaroli denuncia come oggi la speculazione sia diventata ben più importante della critica.
Questo è terribile e bisogna interrogarsi sul perché è successo, cioé riflettere sul futuro di una disciplina che rischia una reale crisi. Penso che un po’ sia colpa di compratori (perché non li definirei neanche collezionisti) che “si muovono come sardine in branco”, come dice Robert Huges e non hanno alcuna curiosità di capire. Vogliono solo l’opera che faccia status, con l’equazione pericolosissima: costa tanto quindi vale tanto. Ma un po’ è anche responsabilità di una critica autoreferenziale che non ha l’umiltà, ma anche la forza di un’identità sicura, di parlare chiaro. (…)

* Lea Mattarella vive a Roma, insegna storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Napoli, è critico d’arte del quotidiano La Repubblica.
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